Indice degli argomenti
- La detrazione per gli investimenti in startup sale al 65%
- Cambiano i parametri per definire le startup “innovative”
La detrazione per gli investimenti in startup sale al 65%
Dal 1° gennaio 2025, la detrazione Irpef prevista per gli investimenti in startup innovative passerà dal 50% al 65% della somma investita dal contribuente nel capitale sociale di una o più startup innovative. La detrazione, inoltre, verrebbe concessa “alle sole startup innovative, sino al terzo anno di iscrizione”, purché l’investimento “non produca una partecipazione qualificata superiore al 25% del capitale sociale o dei diritti di governance”.
Tuttavia, “il diritto alla detrazione non sussiste se il contribuente è anche fornitore di servizi alla startup – direttamente, ovvero anche attraverso società controllata o collegata – per un fatturato superiore al 25% dell’investimento portato a beneficio”.
Cambiano i parametri per definire le startup “innovative”
L’emendamento andava anche incontro alle richieste bipartisan di abbassare la soglia del capitale sociale che le startup devono avere (entro due anni dall’iscrizione nel registro) per essere definite “innovative”.
Il testo fissava la soglia in 20mila euro, un tetto giudicato troppo elevato da più parti. Tanto che l’emendamento dei relatori non si è limitato ad abbassarlo, ma lo ha eliminato sopprimendo di fatto il riferimento alla soglia di 20mila euro. Ma nella riscrittura della definizione di “startup” non ci si è limitati a questo, perché la modifica approvata in aula ha anche escluso dalla qualifica di startup innovativa le imprese che svolgono “attività prevalente di agenzia e consulenza”. Parallelamente, si interviene sui requisiti per la permanenza della startup nella sezione speciale del registro delle imprese.
In particolare, “dopo la conclusione del terzo anno” la permanenza “è consentita sino a complessivi cinque anni dalla data di iscrizione nel registro” se è integrato almeno uno dei requisiti elencati dalla norma. Tra questi, l’incremento al 25% della percentuale delle spese di ricerca e sviluppo; la stipula di almeno un contratto di sperimentazione con una pubblica amministrazione e l’ottenimento di almeno un brevetto. La permanenza nel registro può essere prolungata di “ulteriori periodi di due anni, sino a un massimo di quattro anni complessivi per il passaggio alla fase di ‘scaleup’” a determinate condizioni definite dalla norma.
Recependo alcuni emendamenti parlamentari, inoltre, si è ampliata la platea dei beneficiari del contributo sotto forma di credito di imposta che il testo inizialmente riservava solo agli incubatori certificati che investivano in una o più startup innovative. Adesso, infatti, il contributo verrà riconosciuto anche agli acceleratori qualificati nella misura dell’8% della somma investita nel capitale sociale di una o più startup innovative direttamente o tramite organismi di investimento collettivo di risparmio o di altre società che investano prevalentemente in startup innovative.